Il mindful walking, ovvero la camminata consapevole, è una pratica dolce e affatto traumatica, che offre molteplici benefici, specie se svolta nel natura. Nella mindful walking si pratica la meditazione, l’attività fisica, il rilassamento.
Meditazione: questione di consapevolezza
Per noi occidentali, meno avvezzi a certe pratiche, la meditazione consiste nello scegliere un tema e riflettere in silenzio e immobilità su di esso. Prima di arrivare a questo, però, la meditazione passa attraverso la pratica della “presenza consapevole”, in una parola la mindfulness.
Mindfulness
In generale, possiamo definire la mindfulness come consapevolezza del momento presente. Siamo mindful quando ci svincoliamo dai ricordi del passato e dai piani nel futuro. Ricordi del passato che prendono spesso la forma del rimpianto e del rimorso. Piani nel futuro che di frequente imboccano la strada dell’ansia. Essendo la mindfulness un modo di approcciarsi alla vita, possiamo essere mindful durante qualsiasi attività: camminare, lavorare, correre, guidare, lavare i piatti, mangiare.
La mindful walking, specie se praticata nella natura, è un modo naturale e piacevole per esercitare l’attenzione alle sensazioni e ai pensieri presenti istante dopo istante. Lo scopo è imparare a rivolgere la mente solo a ciò di cui vogliamo occuparci in quel preciso momento. Si tratta di correggere la cattiva abitudine di lasciare che la mente venga rapita e tenuta in ostaggio da mille pensieri. Pensieri che non ci aiutano ad affrontare il momento presente, anzi ci intralciano.
Durante il mindful walking, l’attenzione viene ancorata al presente. Per fare questo si inizia con l’ascoltare il corpo e con questo anche la mente ospitata in esso. In breve, si presta attenzione a
- respiro, l’unico ad abitare sempre il presente
- sensazioni muscolari, generate attimo dopo attimo dal corpo in movimento
- ambiente: a profumi, suoni e stimoli sensoriali
- mente: a pensieri ed emozioni.
Rilassamento: la mindful walking previene e combatte ansia e depressione
Gregory Bratman della Stanford University ha studiato estesamente gli effetti benefici dell’esercizio fisico svolto in ambienti naturali. Il ricercatore ha confrontato gli effetti della ‘vita urbana’ sul benessere psichico di chi vive in città metropolitane, lontano dalla natura.
Il suo interesse è sorto dall’osservazione che le persone che vivono in aree altamente urbanizzate sono più soggette a brooding, cioè a ruminazione morbosa.
La ruminazione morbosa è uno stato mentale piuttosto comune oggi giorno. Essa consiste nel “rimuginare” continuamente e morbosamente su ciò che non va della nostra vita. Il brooding iperattiva la corteccia prefrontale subgenuale, aumentando il rischio di ansia e depressione.
In un lavoro comparso su PNAS nel 2015 lo stesso autore ha confrontato gli effetti di una passeggiata della durata di 90 minuti nel verde della natura o nel grigio del cemento urbano, osservando una riduzione sia della ruminazione che dell’attivazione cerebrale in sede prefrontale subgenuale dopo un’ora e mezza di camminata nella natura.
Attività fisica: ne basta poca per aumentare il benessere
Che camminare faccia bene al corpo è ormai universalmente noto. L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) nella sua “Strategia per l’attività fisica OMS 2016–2025” ha fornito chiare raccomandazioni in tal senso e raccomanda di praticare:
- agli adulti, inclusi gli anziani almeno 150 minuti a settimana di attività fisica ad intensità moderata,
- ai bambini e ai giovani 60 minuti al giorno di attività fisica da moderata a intensa.
Per la OMS l’attività fisica è “qualunque movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che preveda l’utilizzo di energia”.
Si può considerare tale oltre allo sport e l’esercizio fisico formale, anche attività come il camminare, il dedicarsi ai lavori domestici o al giardinaggio.
Nello specifico un’attività fisica soft come il camminare contribuisce in molti modi al benessere fisico:
- aiuta l’insulina a metabolizzare gli zuccheri, prevenendo il diabete;
- fa bene alle ossa favorendo la mineralizzazione ossea (che a sua volta aiuta a combattere l’osteoporosi);
- allena il cuore, prevenendo le malattie cardiache;
- aiuta a regolare il colesterolo;
- combatte l’obesità, perché aiuta a perdere peso;
- secondo un team di studiosi europei e statunitensi l’attività fisica, già a partire da livelli moderati, sarebbe in grado di ridurre dal 10% al 42% il rischio di ben 13 tipi di cancro (scarica articolo).
Chiudiamo con le parole dell’OMS
“praticare un po’ di attività fisica è meglio che non praticarne affatto”
Prof. Giuliana Lucci
Neuropsicologa e Psicoterapeuta