DSA: in che modo impara tuo figlio?
Trasferire le abilità o le informazioni in contesti diversi da quelli in cui le abbiamo apprese è un’operazione che richiede ad ognuno di noi un grandissimo sforzo, specie se ancora bambino. La faccenda si complica, indipendentemente dal quoziente intellettivo, quando si parla di persone con DSA (Disturbi Specifici dell’apprendimento).
DSA: non apprendiamo tutti allo stesso modo
Contrariamente a quello che si crede, o che ci sia stato fatto credere, non apprendiamo tutti allo stesso modo. Ciascuno di noi ha stile e strategie di apprendimento personali, che potremmo definire “preferite”. Le strategie servono a rendere l’apprendimento più veloce, semplice, efficace e, anche, piacevole, e vengono scelte in funzione dello stile di apprendimento. Sia chi insegna sia chi impara ha possibilità d’intervento diretto sulle strategie per correggerle e migliorarle, qualora si dimostrino inefficaci.
Gli stili di apprendimento
Gli stili di apprendimento, invece, dipendono dai nostri tratti di personalità fondamentali e, quindi, sono difficili da modificare. Il canale sensoriale, attraverso cui naturalmente preferiamo entrare in contatto con il materiale da imparare, aiuta a definire il nostro stile di apprendimento.
Ci sono almeno quattro canali/stili di apprendimento:
- visivo-verbale: quello più comunemente utilizzato, come appunti, riassunti, schemi, grafici, elenchi, spiegazioni scritte, comprende tutti i materiali cui solitamente si ricorre per conoscere e comprendere qualcosa che non si conosce;
- visivo-non verbale: disegni, mappe, parole-chiave, immagini, grafici, colori nel testo, immagini mentali: fondamentali per “dare un volto ad un concetto che altrimenti rimarrebbe astratto”;
- uditivo: lezioni orali, registrazioni, sintesi vocali, audiolibri, lavoro con un’altra persona che parli; ed infine quello
- cinestesico: favorisce l’apprendimento e la comprensione esperienziali e si basa sul toccare gli oggetti e sull’agire. Chi adotta questo stile ha difficoltà a concentrarsi, se obbligato a star fermo per tempi lunghi.
DSA e lo stile cognitivo
Il quadro si arricchisce, se, oltre allo stile di apprendimento, si prende in considerazione anche lo stile cognitivo del discente: il modo di approcciarsi e di organizzare il materiale sensu latu. Anche in tal caso esistono diversi stili cognitivi:
- globale vs. analitico: ci si focalizza su aspetti generai o particolari di un concetto, di un problema;
- sistematico vs. intuitivo: si analizza il problema in maniera ordinata e sistematica oppure si cerca di intuirne il senso globale;
- verbale vs. visuale: si preferisce il codice linguistico o verbale;
- impulsivo vs. riflessivo: ci si approccia al problema di getto o in modo lento e accurato;
- dipendente vs. indipendente dal campo: il contesto in cui avviene l’apprendimento può essere utilizzato come parte della soluzione o disatteso;
- convergente vs. divergente: il pensiero convergente è quello che ci permette di arrivare ad un’unica soluzione efficace seguendo un ragionamento puramente logico e schematico, mentre quello divergente è svincolato da schemi preesistenti ed è in grado di portarci a molteplici soluzioni alternative allo stesso problema.
Conclusioni
Si capisce che un insegnamento/apprendimento efficace debba tenere in considerazione gli stili preferiti di chi apprende, specie se si tratta di persone con DSA, che sembra favoriscano lo stile di apprendimento verbale e lo stile cognitivo divergente.
Al di là di stili e strategie di apprendimento o di stili cognitivi, ciò che conta è, comunque, ricordare che ogni bambino -ogni persona- è un mondo a sé che merita di essere riconosciuto, rispettato, tutelato ed esaltato nella sua diversità.
Dott.ssa Maria Antonietta Luongo