Perché “Lacrime al microscopio dello psicologo”?
Sono una persona abbastanza emotiva: piango per tristezza, per gioia, per frustrazione, per rabbia, ma anche per un film o un ricordo intenso. Non sono io a decidere, le lacrime scelgono quando presentarsi, in apparente autonomia, ma sempre con la loro tipica caratteristica di eterno ritorno e rinnovo. Ed ogni volta, dopo avere pianto, mi sento meglio.
Come molti, c’è stato un momento in cui mi sono chiesta se sia un bene abbandonarsi al pianto o se sarebbe più opportuno contenerlo. Oggi, da psicologa e persona curiosa, sento che per rispondere al quesito si deve innanzitutto capire cos’è il pianto, cosa accade in quei momenti.
Vediamo insieme le lacrime al microscopio di uno psicologo.
Quanti tipi di lacrime esistono?
Esistono due tipi di lacrime
- basali: le lacrime che ci aiutano fisiologicamente a tenere gli occhi in stato di salute e sono fatte di acqua e sali minerali, con lipidi, elettroliti, glucosio, proteine, lisozimi, e altro.
- emozionali: sono lacrime basali con aggiunta di un pizzico di ormoni, prodotti in condizioni di stress (corticotropina e prolattina), manganese (riscontrato in alte concentrazioni nel cervello di persone che soffrono di depressione) e leu-encefalina (un-endorfina che allieva il dolore e aiuta a scaricare ansia e tensioni accumulate)
Secondo una ricerca recente, The action of mammalian chemosignals, le lacrime emozionali della donna, possono veicolare dei segnalatori chimici che fungono da ‘’modulatori’’ dell’eccitazione sessuale, dell’equilibrio fisiologico, del livello di testosterone e dell’attività cerebrale negli uomini, riducendoli.
L’evoluzione delle lacrime
Anche le lacrime si sono evolute nei millenni.
I neonati umani, nascendo immaturi, sono estremamente indifesi e dipendono totalmente dagli adulti. Per questi piccoli umani immaturi le lacrime sono letteralmente vitali. Attraverso il pianto ottengono cura, protezione e amore, necessari per rendere possibile il loro pieno sviluppo.
Inizialmente il pianto è vocale: è rumoroso, rivolto anche a chi non può o non vuole sentire. Successivamente, non appena il bambino è in grado di spostarsi, emerge il pianto non vocale, che rappresenta un’esplicita richiesta di aiuto diretta a un individuo specifico, che al tempo non svela, la debolezza del bambino agli altri, possibili predatori e aggressori.
Le funzioni delle lacrime
Nella storia evolutiva della nostra specie le lacrime emozionali hanno avuto tre principali funzioni:
- Ridurre l’azione: rendendo la visione sfocata, le lacrime diminuiscono la nostra propensione all’attacco
- Scoraggiare l’aggressore: le lacrime diventano un segnale di pacificazione, stabilendo, anche solo per un momento, una gerarchia a favore dell’altro
- Garantire il soccorso: il pianto segnala lo stato di bisogno sociale e la contemporanea sottomissione a chi vorrà offrire cura
In contesti emotivi come la gioia, l’orgoglio, l’empatia, le lacrime emozionali possono funzionare come segnali biologici di intenzioni pacifiche e di bisogno di attaccamento e quindi migliorare la coesione sociale.
Cosa dicono le Scienze sulle lacrime?
La Biochimica ha accertato che vi sia uno scarto ormonale nelle lacrime emotive, per cui il pianto svolge anche una funzione depurativa dalle tossine accumulate con lo stress. Inoltre, la presenza di biomarker all’interno delle lacrime, riduce il testosterone, l’aggressività e l’azione, specie nel cervello dei maschi, tipicamente ‘aggressori’ rispetto alle femmine.
La psicologia clinica, in accordo con la biochimica, afferma che l’esperienza del pianto è positiva per il paziente, e che bloccare le lacrime è una forma di repressione che danneggia la psiche.
A proposito di biochimica, questa influenza la condotta del pianto sia nei maschi che nelle femmine. Pare che le donne, a causa di alti livelli di prolattina – ormone in grado di ‘’promuovere’’ il pianto- piangano di più e soprattutto nella prima fase della loro vita; mentre gli uomini influenzati soprattutto dal testosterone –ormone che “inibisce” il pianto –piangono di meno, e di più verso la seconda età, quando i livelli di testosterone si riducono.
la È doveroso aggiungere che ognuno di noi ha un proprio livello ormonale, oltre che un proprio temperamento, proprie esperienze interne ed ambientali: tutti aspetti che condizionano il pianto. Quindi, dire che “gli uomini non piangono’’ o che ‘’ le donne piangono’’ mi pare sia soprattutto un diktat culturale a sacrificio dell’individualità personale
La cultura influenza il pianto?
Sì: dove e come cresci influenza il tuo modo di piangere
Questo significa che nonostante tu sia un individuo con le sue caratteristiche uniche e irriproducibili, il contesto sociale e le variabili culturali incidono moltissimo sulla quantità e sulla qualità del pianto (benefici ricavati). Per capire quanto la cultura e le sue regole sociali influenzino l’esperienza del pianto, si pensi alle credenze della tribù indonesiana dei Toraja. Per i Toraja piangere (udibilmente) da adulti, è un tabù, tranne in due situazioni molto ben definite: dopo un lutto e durante il funerale, e per le donne, quando non sono in grado di rimanere incinte.
C’è un momento della giornata in cui si piange di più?
Sì, piangiamo di più durante la sera e possiamo posticipare il pianto se la situazione non lo consente in quel momento.
Quali emozioni ci fanno piangere?
- dolore, disperazione, frustrazione, impotenza, rabbia.
- felicità, desiderio e piacere estremo, gioia, empatia
- orgoglio
Consapevolezza emotiva.
Per comprendere appieno il significato e il messaggio delle nostre lacrime, e renderle vaattribuire alle nostre lacrime una emozione specifica, dobbiamo essere consapevoli delle nostre emozioni e saper dar loro. Sembra ovvio, naturale, facile, ma non sempre lo è, e non per tutti. Analizzare il pianto, il contesto che lo ha generato, gli effetti che procura su di noi e su chi ci sta attorno, i pensieri e le immagini che lo accompagnano può farci beneficiare di questa intensa manifestazione emotiva e permetterci, come vogliono i più saggi filosofi, di “conoscere noi stessi’“.
Se spesso ci capita di non riuscire ad individuare le emozioni che suscitano il nostro pianto, potrebbe darsi che non abbiamo un’adeguata alfabetizzazione emotiva, niente paura: armiamoci di curiosita’, mettiamo al bando la vergogna e, fazzoletto in tasca, iniziamo il viaggio alla scoperta delle nostre lacrime.