Il diabete è una malattia cronica che può manifestarsi anche in età evolutiva, nel cui caso si parla di diabete giovanile, che può avere gravi ricadute psicologiche nella gestione della malattia stessa.
Il diabete giovanile viene anche detto di Tipo 1, per differenziarlo da quello di Tipo 2, che colpisce tipicamente gli adulti al di sopra dei 60 anni.
Cosa prova chi, nel pieno della giovinezza riceve la notizia di essere affetto da diabete? E cosa prova un genitore quando riceve la notizia? Da quali emozioni si viene investiti, quando si realizza che noi stessi o nostro figlio dovrà portare con sé questo bagaglio per sempre?
Le emozioni del genitore
Il genitore dovrà gestire un profondo cambiamento delle routine familiari e allo stesso tempo essere un solido punto di riferimento per il figlio. In questo scenario le emozioni di un genitore sono complesse e continuamente cangianti (specie all’inizio). Paura, incertezza, responsabilità, senso di colpa, preoccupazione sono solo alcune delle emozioni che il genitore vive e affronta.
Le emozioni nel giovane affetto da diabete
Nel frattempo, anche il giovane che ha ricevuto la diagnosi, è esposto ad una valanga di emozioni difficili da gestire, soprattutto vista la giovane età: tristezza, solitudine, ansia, irritabilità, pessimismo per il futuro, desideri contrastanti, confusione, insicurezza –anche per un’insufficiente conoscenza del problema, paura, vergogna.
Queste reazioni possono ritenersi normali, sia nei ragazzi che nei genitori, durante il primo anno dalla diagnosi. Se non vengono risolte entro un anno, diventano un indicatore di rischio per futuri problemi sia psicologici che metabolici.
Tra i disturbi cronici il diabete giovanile, infatti, è quello caratterizzato da maggiori complessità di trattamento, e maggiore partecipazione alla cura richiesta a tutte le figure educative, in primis, ai familiari.
I genitori apprendono sin da subito che un controllo corretto dei livelli di glucosio nel sangue, comporta una riduzione dei rischi a breve e a lungo termine.
Un messaggio che restituisce un senso di controllo e con questo la speranza, ma che, al tempo, rappresenta la prima sfida che spaventa e scoraggia il nucleo familiare, ripercuotendosi negativamente sulla salute del bambino o del ragazzo affetto da diabete.
Si corre il rischio di un circolo vizioso: i livelli di glucosio sono influenzati dalla salute psicologica, e la salute psicologica è condizionata dai livelli di glucosio.
Il coinvolgimento della figura dello psicologo è di fondamentale importanza per spezzare il circolo vizioso, per una buona gestione della sindrome metabolica, almeno nei primi mesi dalla diagnosi.
Perché almeno i primi mesi? I primi mesi risultano essere i più critici per una buona riuscita della gestione del diabete: in questo breve lasso di tempo si instaurano alcune abitudini comportamentali che possono diventare preziosi fattori predittivi di un successo futuro del trattamento.
Durante questa prima fase, si consiglia alla famiglia di rivolgersi ad uno staff multidisciplinare, composto da diverse figure sanitarie: medici, nutrizionisti e psicologi.
La nuova normalità
Uno dei lutti più significativi che deve affrontare il giovane diabetico è legato alla perdita della ‘normalità’.
Dopo la diagnosi di diabete nel bambino, si renderà necessaria una nuova gestione familiare che, partendo da una chiara definizione delle nuove priorità, promuova lo sviluppo di nuove risorse.
È importante risolvere i conflitti familiari, che, insieme agli stili parentali, sono un altro potente fattore predittivo per la salute futura del ragazzo con diabete.
È importante inoltre che la famiglia conosca le caratteristiche del diabete e quale sfida la attenda; altrettanto importante è portare il bambino/ragazzo alla piena consapevolezza della malattia, nei limiti della sua età.
I nuovi obiettivi saranno concordati insieme, in maniera chiara, comprensibile e adatta all’età. Si consiglia di dividere questi obiettivi in microstep, facilmente raggiungibili.
Potrete avere così, più’ opportunità di festeggiare insieme le nuove conquiste e di conseguenza l’autostima e il senso di autonomia del ragazzo ne beneficerà. Assumete piano piano, il ruolo di supervisori. Con le giuste attenzioni, vostro figlio imparerà a gestire il diabete senza che questo interferisca con le attività di vita quotidiana.
Il consiglio che si vorrebbe dare in poche parole è “controllare il diabete per vivere” e non “vivere per controllare il diabete”.